Vai al contenuto

Aspettando Il mio amore inaspettato di Sebastiano Cortese

Sebastiano Cortese e autore di “Il mio amore inaspettato”, edito da Gurppo Albatros Il Filo, e sarà ospite venerdi 27 marzo, ore 18,30 aperitivo, ore 19,00 incontro, al Circolo culturale TBGL Harvey Milk, Via don Minzoni 129, Sesto San Giovanni (MI): un autore giovane, primaverile nello stile e nella scrittura, una composizione fresca, snella, fluida in un romanzo che lo stesso autore definisce appartenere “al filone letterario della narrativa sentimentale”. Abbiamo intervistato Sebastiano in attesa di conoscerlo dal vivo: “Nell’amore, tutto è inatteso ed inaspettato – considera l’autore parlando del titolo del suo libro – soprattutto all’inizio, quando vedi la persona che ti colpisce al primo sguardo, quando impari a conoscerla, quando impari ad amarla”, concludendo “l’inatteso devono saperlo creare e far accadere gli innamorati”. La presentazione è organizzata con l’adesione di GayStatale di Milano.

Sebastiano come autore: quanto di te stesso si propone attraverso la scrittura?
Tutto! Quando scrivo, sono le mie emozioni, i miei pensieri, le mie fantasie, i miei sogni, gli insegnamenti tratti dalla mia esistenza fino adesso a parlare per me e, in fondo, anche di me. Certo, a seconda di quello che scrivo, le percentuali di ogni singolo aspetto variano di volta in volta. Ma, in fin dei conti, attraverso la scrittura io comunico tutto me stesso.
Credo che qualsiasi scrittore e/o poeta, quando scrive, metta un po’ di se stesso nella sua opera, ci metta un po’ del suo quando decide di scrivere nero su bianco i suoi pensieri per lasciarli alla memoria dei posteri. E questo credo che valga anche quando si tratta di opere di pura fantasia. D’altronde, la fantasia di un essere umano non è pur sempre una parte di lui, anche se inconscia e profonda?

Letteratura e temi lgbt, la tua opera si basa su una storia di amore, omosessuale, seppure universale nella sua intensita poetica e nella sua valenza esistenziale: quale rapporto si puo creare e cosa la prima può garantire ai secondi, soprattutto per una loro affermazione, una loro conoscenza, un cambiamento culturale?
La letteratura crea legami con ogni ambito dello scibile umano, anche il più misterioso e recondidto, perché tutto ciò che riguarda lo scibile umano può trasformarsi in qualcosa di letterario, sia esso un romanzo o una poesia, un saggio e via dicendo. Per quanto riguarda il cosa la letteratura possa garantire ai temi lgbt in termini di affermazione e di una loro conoscenza, credo che possa fare davvero tanto. Il solo parlarne e scriverne infatti – con la consapevolezza e la certezza che vengano poi letti – comporta una loro “interiorizzazione” e comprensione da parte di tutti i potenziali lettori. L’importante è che poi il lettore non si soffermi alla sola lettura e conoscenza della loro esistenza ma metta in gioco la sua sete di sapere e la sua voglia di capire ed accettare. L’autore, in questo, può fornire credo un valido aiuto.

Come possiamo definire, nel genere, “Il mio amore inaspettato”?
Tecnicamente, il mio romanzo appartiene al filone letterario della narrativa sentimentale.
Tuttavia, a me piace definirlo come un’opera appartenente alla NARRATIVA PORNO-CHIC, per riprendere parte di un’espressione spesso utilizzata dalla “barbarica” Daria Bignardi.

Come è avvenuta la fase di scrittura, i vari livelli di preparazione e stesura che ti hanno interessato?
Se devo essere sincero, questo romanzo l’ho scritto tutto d’un fiato. Ci ho impiegato esattamente un mese e mezzo per scriverlo, lavorandoci però giorno e notte. Avevo in mente la storia già da parecchio tempo quindi mi sono limitato semplicemente a dar sfogo alle mie emozioni e ai miei pensieri.
D’altronde, questo è il mio modo di scrivere: sono un tipo molto passionale ed istintivo nella vita, nel senso che “vivo di e col cuore” più che con la mente, e questo mio essere così “impetuoso” si riflette anche nella mia scrittura.
Nessuno schema, nessun livello, neanche un minimo appunto: mi sono messo una sera davanti al mio pc e ho cominciato a scriverla. Ti dirò di più: ad un certo punto, dopo aver scritto una cinquantina di pagine in sequenza, mi sono fermato per rileggere quello che avevo scritto. Ho notato che aveva senso logico (e di questo mi sono stupito enormemente), perciò ho continuato finché non sono arrivato a scrivere la parola FINE.

Come è nata l’idea dell’opera?
L’idea dell’opera è nata fondamentalmente da tre fattori: il mio innato e profondo amore per la scrittura; la mia voglia di lasciare un’impronta indelebile, seppur piccola e spero non inascoltata, nella società in cui viviamo – un’impronta che, mi auguro, crei “scompiglio” così come creo “scompiglio” io nella mia vita quando decido qualcosa, parlo o scrivo – e, infine, da due miei carissimi amici che, conoscendomi bene, mi hanno sempre spinto a rincorrere il mio sogno per trasformarlo in realtà.

I personaggi: come è avvenuta la fase della definizione dei loro caratteri, delle loro psicologie?
Scrivendo il testo, sono automaticamente emersi i miei personaggi. Sapevo già dall’inizio chi fossero Edward, Sophie, Leonard e tutti gli altri protagonisti piò o meno importanti della mia storia, qual era il loro passato, cosa desiderassero e cosa volessero per sè. In questo, mi hanno aiutato molto anche tutte le persone che ho incontrato e conosciuto in questa prima parte della mia vita. Aspetti del caratteri presi dall’uno e dall’altro per mescolarli insieme in un’unica persona. Infine, ovviamente, anche la fantasia ha giocato un suo ruolo nella loro definizione psicologica.
Comunque, non c’è stata da parte mia un’analisi preesistenteì,dei miei personaggi. Come al solito, infatti, ho scritto di getto, d’impulso: tanto, come si suol dire, sapevo dove volevo andare a parare! E credo che ne siano usciti delle personalità particolari. Non trovi?!?!

C’è un lato autobiografico in tutto questo?
In parte sì, ovviamente. D’altronde, la propria esperienza di vita personale è il primo fattore messo in gioco quando si scrive.

Cosa c’è di inatteso nell’amore, nel romanzo e in generale, nella vita?
Ti rispondo per punti e sempre secondo il mio modesto parere.
– Nell’amore, tutto è inatteso ed inaspettato, soprattutto all’inizio, quando vedi la persona che ti colpisce al primo sguardo, quando impari a conoscerla, quando impari ad amarla. Poi, l’inatteso devono saperlo creare e far accadere gli innamorati.
– Nel romanzo, l’inaspettato è proprio l’amore inteso come sentimento che anima il cuore dei miei protagonisti.
– Nella vita in generale, tutto è inatteso: l’amore e l’odio; la morte e la vita (intesa come nascita) e via dicendo. Insomma tutto.

A chi hai voluto rivolgerti maggiormente come target di lettore?
Il mio romanzo, così come ogni altro mio scritto, è sempre rivolto a tutti. Non mi piace scrivere qualcosa solo per una fascia specifica di lettori; la considero una scelta autoriale sciocca e discriminatoria.

Stai lavorando a qualche altro romanzo?
Se aver scritto quindici righe esatte di una nuova opera significa lavorare ad un altro romanzo, allora ti dico di sì: ci sto già lavorando.
Ma non anticipo assolutamente nulla. Per scaramanzia!
Intanto, vediamo come procede “Il mio amore inaspettato”!

Intervista a cura di Alessandro Rizzo