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Al Circolo Milk parleremo di omosessualità e resistenza presentando L’ultima onda del Lago di Stefano Paolo Giussani

Da tempo è uscito il libro di Stefano Paolo Giussani, L’Ultima onda del Lago, edito da Bellavite e in cui si raccontano le vicende di ragazzi che fuggono da Milano e di un altro che vuole costruire un sommergibile per poter contrabbandare sulle rive del lago. Sentimenti e affetti si congiungono con le vicende disperate di un momento tragico quale quello dell’occupazione nazifascista. Venerdì 19 aprile presso la sede del Guado di Via Soperga 36 a Milano, alle ore 20,30, il Circolo di cultura omosessuale Harvey Milk organizza non solo la presentazione del libro ma offrirà l’occasione per confrontarsi sul tema che scaturisce dal libro: Resistenza e omosessualità, rapporto che è stato sempre eluso ed evaso da parte delle associazioni interessate.

1. L’ultima onda del Lago: perchè scrivere un libro ambientato nel periodo della Resistenza raccontato in un’ottica inedita, quella di un ragazzo omosessuale?

Per due motivi: mi ha sempre appassionato il periodo storico e, da gay, mi sono sempre domandato perché nessuno della nostra comunità non sia mai citato nel periodo se non per le condanne al confino.

2. Quali sono i punti di vista su cui si struttura il romanzo, essendoci intrecci molto vivi e intensi tra i protagonisti?

Nel racconto si intercalano due storie, accomunate dall’inseguimento di un sogno: di salvezza per un gruppo che deve lasciare Milano in preda alle persecuzioni nazifasciste e di ricchezza per un ragazzo del confine che vuole contrabbandare indisturbato.

3. Perchè “L’ultima onda del lago” come titolo?

Perché il lago è uno dei protagonisti e le sue onde dettano il ritmo fino all’ultimo capitolo e all’ultima onda delle righe finali.

4. A quale target hai voluto riferirti nello scrivere il libro?

A chi ama i territori dei laghi prealpini, a chi è curioso di sapere come si viveva la seconda guerra mondiale tra la grande città e le montagne, a chi sente il bisogno di una fuga e si scoraggia convinto di non avere i mezzi. È una questione di forza di volontà.

5. La ricerca storica deve essere stata una fase importante nell’elaborazione del testo: come è avvenuta la fase preparatoria dell’opera?

Ho mangiato pane e documenti (vecchi microfilm di giornali, filmati d’epoca, documentari), pietanza abbastanza facile da digerire tenuto conto che per campare scrivo di geografia, cultura e turismo.

6. Come possiamo definire “L’ultima onda del Lago”, in quale genere letterario può ascriversi?

Racconto lungo o romanzo breve, ispirato alla Shoah, al mondo omosex e a quello della disabilità. C’è anche un contaminazione della piccola delinquenza con il passato di contrabbandiere di uno dei protagonisti.

7. Quali sono stati i riscontri che hai avuto e, soprattutto, quali quelli registrati nell’ambito della comunità lgbt?

Tenuto conto che non sono uno scrittore professionista, ho ottenuto parecchio interesse attraverso il passaparola di amici e amici di amici e via così. Molti della comunità LGBT si sono poi dati da fare per invitarmi a parlarne nella loro città e nel loro circolo. Da Milano a Cagliari passando per Torino, Bologna, Firenze, Roma, Napoli ho sempre incontrato gente attentissima e pronta a fare domande. Quel che ancora meno mi aspettavo è di diventare una voce di Wikipedia.

8. Resistenza e omosessualità: da ultimo sembra esserci una maggiore attenzione su un rapporto che è stato sempre eluso ed evaso da parte delle associazioni interessate. Come si spiega questo, sia storicamente, e quali sono le prospettive?

Siamo il paese del Vaticano. Lo saremo ancora per un po’.

9. Perchè in Italia non è mai potuto avvenire ciò che in Francia è da sempre avvenuto, anche grazie alla dedizione di uno dei riferimenti storici della comunità lgbt, Jean Le Bitoux: ossia un dialogo e una collaborazione tra i due mondi associativi, quello omosessuale e quello della memoria antifascista?

Me lo domando anch’io. Non ho una risposta precisa. Incide un po’ il punto precedente ma anche un certo atteggiamento tutto italiano del far finta di niente e che tutto vada purché non si sappia. Ovvio che tra i molti “non detto” dell’associazionismo gay e lo straconosciuto movimento antifascista la spuntasse sempre il secondo. Anche qui, però, negli anni recenti stiamo assistendo a un certo cambiamento.