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Aspettando Fassbinder al Milk

“Ciò che non siamo in grado di cambiare, dobbiamo almeno descriverlo” affermava Rainer Fassbinder. Venerdi 20 febbraio nella sede di Via don Minzoni 129 Sesto San Giovanni (MI), alle ore 18,30, aperitivo, ore 19,30, inizio del dibattito, affronteremo, a più di 30 anni di distanza dalla scomparsa del regista tedesco, avvenuta prematuramente nel 1982, la figura di Fassbinder attraverso l’ottica e la lettura di Simona Almerini, autrice del saggio “Fassbinder e l’estetica masochista”, edito da Il Foglio Letterario.

L’autrice, sarà presente alla serata, affronta la lettura del cinema di Fassbinder, una lunga e copiosa produzione, nonostante la giovane età in cui il regista è venuto a mancare, attraverso il concetto e il principio dell’estetica masochista. I film che Simona prende in esame per supportare la sua chiave di lettura del regista tedesco sono “Le lacrime amare di Petra Von Kant”, “Martha”, “Un anno con tredici lune” e “Querelle de Brest”: una panoramica sufficiente, soggetti e narrative differenti proposte, tale da dare rilevanza all’affermazione dell’autrice, secondo cui “l’amore è impossibile ma allo stesso tempo necessario”.
È proprio dall’eros, centro vivo e pulsante di quel desiderio che porta a voler sovvertire l’ordine aprendo nuove e dirompenti dinamiche estetiche e visionarie, che si innerva e si apre la visione poetica e lirica di Fassbinder, quella riassunta in una lettura del dato di fatto, facendone quasi apologia, rilevato da quella cinica considerazione del limite umano e dell’indistruttibile e insuperabile, necessario quanto inevitabile, rapporto di potere che si instaura tra le persone. L’amore ha la funzione precipua di mettere in discussione “la sacralità dei precetti” su cui si fonda la famiglia e il suo nucleo. L’amore e l’eros descritti da Fassbinder non fanno differenza se a essere coinvolti sono eterosessuali od omosessuali: la valenza e la struttura nell’evoluzione dell’intreccio e delle dinamiche interpersonali rimangono inalterate, andando a rendere compresenti quelle dimensioni antinomiche e opposte, qui si aprono catartici panorami e prospettive poetiche e narrative, tra vari elementi. Il desiderio, che alimenta le aspettative appunto “sovversive”, si scontra con l’inevitabile frustrazione, in un contesto in cui non sembrano esserci sconti nell’intraprendere la strada tortuosa e drammatica segnata dal gioco di forza, altamente equilibrante, tra sadismo e masochismo, tra abuso e sottomissione, tra carnefice e vittima, spesso interscambiabili, non definibili con una chiave di lettura superficialmente banale e manichea.

Il masochismo prevale nelle psicologie complesse dei personaggi fassbinderiani, portando gli stessi a un fallimento totale della propria esistenza. Simona affronterà la lettura e l’analisi del linguaggio e dell’alfabeto estetico e narrativo di Fassbinder prendendo riferimento da diverse discipline, andando a dettagliare con attenzione e con grande capacità interpretativa una cinematografia che si inserisce in una Germania post bellica, rivista nell’ottica personale del regista sul modello sociale imposto dal nazismo, nonché quel rapporto inestricabile di potere tale da delineare quel presupposto teorico futuro verso una lotta di classe.

Simona Almerini vive a Roma, si laurea al DAMS dell’Università degli Studi di Roma Tre in critica cinematografica. Sceneggiatrice e autrice teatrale e di racconti. Collabora con la rivista culturale “Inscena” e con “Cinemasessanta”.

Testo a cura di Alessandro Rizzo