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Bifobia: la scomoda e taciuta verità (Seconda parte)

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Il quesito si rende ancora più interessante se rapportato all’ormai assodata e solida conoscenza scientifica dell’orientamento sessuale, visto come un continuum oscillatorio di variazioni, all’interno del quale una certa parte di popolazione si rispecchia naturalmente e cerca di adattare sé stessa ed i propri affetti tenendo pure conto dei climi di contraria interferenza, dati da vari contesti, e dei difficili momenti della vita. Di conseguenza viene pure facile dedurre come: “quanto più saranno alti e frequenti i gradi di continua emarginalizzazione familiare, scolastica, comunitaria e di stigma sociale, tanto più la persona, che tenta faticosamente di riscoprire la propria bisessualità, inizierà con il tempo ad autoconvincersi di essere stata lasciata completamente sola ad affrontare il proprio futuro e di dover così imparare a sopravvivere senza punti concreti di supporto e di riferimento”.
La stessa dinamica possiamo riconoscerla in altri periodi storici dove il tutto avveniva a sfavore di uomini e donne apertamente omosessuali, solo che invece di aver assimilato pienamente tali esperienze, proprio per imparare ad aiutare civilmente le persone più disagiate, oggi si utilizza queste per riprodurre inconsciamente gli effetti delle medesime fobie interiorizzate verso altri orientamenti sessuali.
Successivamente si può riscontrare come persone, sempre non bisex e quindi dichiaratamente omo, stilino una precisa caratteristica di “bisex immaturi” secondo la quale vengono identificate come tali tutte le persone che, non avendo ancora avuto una relazione con un “maschio” per svariate motivazioni, si troverebbero quindi dentro una fase possibilistica destinata a concludersi dopo la priva vera storia con un uomo. E’ ovvio come dovendo tralasciare per un attimo le evidenti e leggibili considerazioni di puro risentimento emotivo, quindi lungi dall’essere obbiettivamente serie, si riscontri invece il tentativo indiretto di voler imporre delle direttive su come una persona, riscopertasi da sé bisessuale, dovrebbe necessariamente relazionarsi per potersi poi ritenere degna di far parte della nuova norma dominante. Il tutto ovviamente si svolge dentro l’erronea convinzione di trovarsi di fronte a una persona, considerata confusa a priori e senza aver minimamente provato ad ascoltata, e essendo totalmente ignari del fatto che oltre a minare la sua libertà di espressione, con continue esternazioni prive di senso, l’orientamento sessuale e la sua riscoperta si manifestano sempre in tempi e modalità differenti proprio a seconda della persona in quanto tale o dal tipo di accoglienza che essa riceve dentro gli ambienti sociali frequentati.
Altre idee abbastanza interessanti si possono infine individuare dentro la definizione di “bisex dissociati” riferita, sempre da persone solo omo, a tutte le altre di sesso biologico maschile che, pur restando all’interno di relazioni o matrimoni etero di copertura, non sono apertamente dichiarate e dicono di vedere il rapporto sessuale con un maschio solo come una semplice e passeggera trasgressione. Con tale punto inizialmente si potrebbe pure rimanere concordi in parte, peccato se non fosse per il puro fatto che oggi parlare con assoluta certezza in questi casi di bisessualità, senza conoscere adeguatamente ogni singola situazione, sarebbe davvero un enorme passo falso. E in effetti non è necessariamente detto che tali persone siano proprio bisessuali, questo in quanto le questioni “matrimoni riparatori” o “relazioni etero di copertura” riguardano in realtà un campo molto più vasto di persone indipendentemente dalla libera esplorazione del loro orientamento. Ciò accade in quanto ancora oggi purtroppo, soprattutto in contesti come il Sud Italia o province dell’estremo Nord, l’educazione maggioritaria prevede che l’unica forma validante della propria identità sessuale rimanga solo la relazione etero-normativa formata da un uomo e una donna. Da ciò consegue che qualunque variante di essa, o tentavi di manifestarsi diverso da essa, venga automaticamente vista come una minaccia e spesso soppressa con azioni fisiche o psicologiche abbastanza devastanti.
Dovendo concludere è evidente come bisognerà prendere atto di trovarsi di fronte alla necessità di dover iniziare a cooperare seriamente insieme, di abbandonare assurde logiche di contrapposizione o di protagonismo, di esaltazione dei propri anni di attivismo, e creare un ambiente dove ogni diversità umana possa finalmente vivere spettandosi civilmente con tutte le altre e senza vedersi ogni volta vincolati a doversi difendere per il semplice fatto di poter essere sé stessi.

Testo di Davide Amato