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Illecite Visioni: intervista a Tommaso Amadio, direttore Filodrammatici

Ci prepariamo a vedere aprire il sipario del Teatro Folodrammatici di Milano con spettacoli e opere che caratterizzano il programma del Festival Illecite Visioni, alla sua quarta edizione dal 30 settembre al 4 ottobre, e che vede il sostegno del Comune di Milano, Assessorato alla Cultura, e dell’UNAR, Ufficio Nazionale anti discriminazioni razziali, interno al Dipartimento Pari Opportunità.

Invitando tutte e tutti i nostri soci e simpatizzanti, amici e “follower” ad andare a vedere il ricco cartellone della rassegna, diretto da Mario Cervio Gualersi, già nostro ospite nell’ottima iniziativa dedicata al teatro, la sua storia e il suo rapporto con i temi lgbt, affrontando anche uno sguardo monografico su Luchino Visconti come reigsta teatrale.
Abbiamo intervistato Tommaso Amadio, direttore artistico del teatro, affrontando temi che riguardano il rapporto tra teatro e città, tra teatro e le questioni lgbt, il ruolo della drammaturgia oggi, il significato di Illecite Visioni e la scelta di tenere questo appuntamento, “segno importante per la città”, nell’ambito della stagione dei Filodrammatici, tanto da affidargli l’apertura del cartellone.

Tommaso Amadio, direttore Filodrammatici di Milano

Tommaso, iniziamo a parlare di Illecite Visioni, in programma come primo appuntamento della stagione del Teatro Filodrammatici 2015/2016

Illecite visioni: sul progetto posso fare un discorso generale. Abbiamo chiamato Mario Cervio Gualersi, direttore della rassegna, a curare questo appuntamento per la sua esperienza, la sua sensibilità, la sua cultura all’interno di un festival di assoluta qualità e che potesse rappresentare produzioni a tema lgbt in modo più significativo, tramite le diverse compagnie chiamate. Il fatto di affidarla a Mario diventa un segno politico culturale nella città. In Italia registriamo un gap incredibile sui diritti. Risulta, cosi, in Illecite Visioni tutelata la qualità artistica, dato che Mario conosce realtà teatrali di tutta italia che parlano su questo tema. È questo un segno importante per la città. Ci sarebbe piaciuto, lo abbiamo ribadito diverse volte, che in futuro non ci fosse più bisogno di questo festival ma solo da un punto di vista politico, non di certo artistico. Alcuni spettacoli sono andati in programma in altri teatri: per esempio Cock, che l’anno scorso era nel festival, regia di Peroni, e che andrà al Teatro Parenti. Illecite Visioni vedrà, poi, dei focus che permetteranno a un’intera comunità di ritrovarsi e a un pubblico curioso di informarsi e di conoscere una sensibilità che, altrimenti, non conoscerebbe. Importante è vedere emigrare gli spettacoli. Illecite visioni diventa, cosi, una finestra e una porta. Esprimo molto orgoglio per questa iniziativa.

Veniamo, ora, al teatro Filodrammatici, che tu dirigi con Bruno Fornasari: quali obiettivi vi ponete?

Bruno Fornasari e il sottoscritto curiamo la direzione artistica dei Filodrammatici di Milano da 7 anni: quando abbiamo iniziato io ero molto giovane e Bruno aveva solo pochi più anni di me. Ma non importa tanto l’età. Questa decisione, affidare una gestione a due direttori giovani, risulta spesso impossibile in Italia da essere compiuta da parte di un ente privato. Ma i Filodrammatici hanno corso il rischio e ci hanno dato la direzione: due persone che avevano già un curriculum, attori in altri teatri, curatori in altri teatri, come il sottoscritto, mentre Bruno aveva già curato diverse stagioni liriche. Avevamo proposta, e realizzata, nel programma di tre anni, richiesto dal bando disposto dall’ente nell’ambito drammaturgico, una stagione che ha rivoluzionato l’organizzazione della direzione. Dopo tre anni ci dicono che la proposta era risultata convincente. L’accademia dei Filodrammatici prima dava in comodato uso la sala, ma non si occupava della direzione del teatro; oggi esiste una sinergia tra scuola e teatro. Hanno deciso di continuare, cosi, con noi come direttori, dandoci una mano a livello amministrativo con la presenza di Marina Gualandi. Da quel momento abbiamo iniziato ad avere un maggiore respiro: è iniziata una relazione col Comune di Milano e il Ministero, abbiamo beneficiato di bandi disposti dalla Cariplo. Produciamo all’interno della stagione teatrale in un ambito di realtà privilegiata, che vede Bruno Fornasari ottimo drammaturgo curare varie regie. Selezioniamo spettacoli che abbiano una linea comune con quelli che facciamo noi. Ogni anno teniamo 2 o 3 produzioni nuove con varie riprese, una produzione che vede un drammaturgo europeo come autore e una produzione scritta da Bruno Fronasari. Quest’anno riprendiamo N.E.R.D.S., Passi fotonici e Girotondo.

Quale è il rapporto che si deve creare tra città e il teatro?

Milano è quel filo conduttore che possa rispondere a un teatro come mezzo e non come un fine. Il teatro nella città diventa un atto comunicativo importante. Il teatro avanguardista ha potuto parlare spesso solo al proprio ambiente, ricreando se stesso con linguaggi nuovi. Il teatro deve diventare uno strumento che parli di contemporaneità ai contemporanei. Siamo vicini a Shakespeare, seppure free, in quanto i temi che il drammaturgo inglese affrontava risuonavano come importanti perché riscritti su fatti di attualità, a lui contemporanea. Molti drammi venivano inventati da Shakespeare in quanto dovevano rispondere a delle inquietudini.

Veniamo, ora, ad alcune anticipazioni sulla stagione teatrale 2015/16

Proponiamo una stagione teatrale serale con il controcampo della stagione indirizzata ai ragazzi. Esistono in cartellone degli spettacoli per il pubblico di un domani che vertono sui classici, Antigone ed Iliade, per esempio, con una narrazione che parla di come avviene la costruzione del pezzo teatrale: tutto questo viene fatto per dei futuri spettatori che possano andare a teatro per riconoscere un linguaggio che possa essere comprensibile a tutti. Il teatro come museo risulta elitario ed è perdente. Shakespeare scriveva i suoi testi per degli analfabeti e i teatri risultavano sempre pieni. Oggi, invece, abbiamo una maggioranza di laureati che amano vedere “sfumature di grigio”: c’è una dissonanza palese in tutto questo. La sala dei Filodrammatici è di duecento posti e abbiamo una rischio di impresa non eccessivo. Date queste determinate caratteristiche che ci sembravano ideali, di certo proseguiremo su questa strada.

Ritornando a Illecite Visioni: quale rapporto si instaura tra il teatro e i temi lgbt?

Desiderio che questo recinto, un’area dedicata, sia quanto mai aperta, vedendo i curiosi venire in contatto con alcune sensibilità. In Illecite Visioni vedremo momenti social, strutturati su quelle tematiche in cui si affronta il tema dei diritti. Deve diventare tutto questo momento di riflessione divertita. Non vogliamo un teatro percepito come luogo serioso, ma vogliamo vedere veicolare concetti importantissimi, strappando qualche sorriso: momenti leggeri che si intervallino con drammi scelti. Il teatro deve dare speranza per lottare.

In stagione nella programmazione di Illecite visioni quale migliore spettacolo o momento tieni a sottolineare?

Ognuno ha qualcosa di interessante, ma sono legato per valenza a
Comuni marziani, spettacolo realizzato per le scuole, con la partecipazione di AGEDO, che lo scorso anno ha visto delle difficoltà e a cui ci tengo molto. Non entro nel merito artistico, ma quel progetto risulta essere quello da proteggere di più. È un insieme di messaggi dati. L’attenzione verso alcuni valori si costruisce molto prima: sono contrario a quella visione eventistica che caratterizza molta parte dell’atteggiamento politico odierno, ossia la ricerca di grandi eventi per grandi numeri per avere, poi, una ricaduta. C’è bisogno di vedere definirsi una sensibilità del domani.

Ritornando alla stagione teatrale c’è qualche altro momento da sottolineare?

Vorrei ricordare l’esperienza di Con_testo: un progetto che ha visto il Teatro dei Filodrammatici come luogo in cui si creano prodotti originali e che vengono, poi, esportati. In un paese, quale l’Italia, dove importiamo molto format culturali, ai Filodrammatici abbiamo Bruno Fornasari come drammaturgo, i cui testi vengono messi in scena all’estero. Con_testo può vedere produzioni andare in molti altri paesi europei, oltre alla Norvegia, come quest’anno. (Ndr. Quest’anno in occasione di Expo, Contesto ha visto coinvolgere attori provenienti da diversi paesi, presenti in Italia)

Intervista a cura di Alessandro Rizzo