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My Nature, il documentario da portare in sala a Milano: Intervista a Massimiliano Ferraina

MyNature è la storia di Simone, uomo nato con genitali femminili che affronta un viaggio dentro se stesso per comprendersi, in un percorso di cambiamento di identità di genere che l’ha portato a mettere in discussione la propria vita, più volte. Intervistiamo Massimiliano Ferraina per capire quanto sia importante portare in sala a Milano la narrazione di un persona transgender.

Qual è il messaggio principale di MyNature?

Il messaggio principale di My Nature è il viaggio che compiamo come esseri umani per raggiungere la felicità o la pace con noi stessi . Questo viaggio è spesso molto simile al di là delle differenze di genere o orientamento sessuale: ci sono ostacoli, vittorie, sconfitte, decisioni e cambiamenti.

Ogni singolo individuo è unico e ogni storia segue percorsi diversi e questa diversità come quella presente in natura è fonte di ricchezza e complessità.

Simone di Giacomantonio è già apparso in video, ricordiamo il suo brillante TedTalk al TedXNapoli ma com’è il suo rapporto con la telecamera?

In realtà il TedTalk di cui Simone è stato protagonista a Napoli è successivo alle riprese del film. Abbiamo cominciato a pensare ad un film nell’ormai lontano 2010, ma solo nel 2013 insieme a Gianluca Loffredo abbiamo dato a Simone una piccola camera HD per registrare riflessioni sulle esperienze che stava vivendo. My Nature è il risultato di un lungo processo di apprendimento del funzionamento della camera e apertura da parte di Simone, un processo che ha coinvolto anche tutte le altre persone che compaiono nel film. I brevi video girati da Simone stesso in Umbria ci hanno introdotto luoghi, situazioni e persone con cui in seguito siamo entrati in contatto. Non è stato solo un processo di adattamento alla telecamera, ma anche di esplorazione dell’intimità, qualcosa di molto complesso e delicato. E’ stato un percorso che tutti abbiamo vissuto per poter realizzare un film che volevamo fosse una esperienza visiva e personale per il pubblico.

In che misura l’ambiente contribuisce a raccontare la riconnessione con se stesso di Simone?

Colmare il deficit di contatto con la natura offre la possibilità di entrare in maggiore contatto con noi stessi e farci vedere la vita in una prospettiva differente, una prospettiva aerea che invece di focalizzarsi sul nostro piccolo io, comprende l’altro e l’ambiente.

L’esperienza che raccontiamo nel film è  il desiderio di incontrare se stessi prima di tutto. E’ un viaggio di cura delle nostre ferite che ha bisogno anche di buoni amici e buoni medici. Dal momento che decidiamo di prenderci cura di noi stessi, di prenderci il tempo per farlo, l’ambiente si trasforma in un ulteriore agente di guarigione.

Basta andare per qualche ora in un parco a contatto con il verde per renderci conto del potenziale di cura dell’ambiente naturale. Per molti di noi e per Simone stesso, il contatto con la natura è stato estremamente ridotto contribuendo ad una visione di separazione dal mondo naturale.

In particolare, Simone ha passato gran parte della sua vita focalizzandosi sull’essere  esteriormente il maschio che era interiormente.

Un giorno mentre percorrevamo insieme il viale che porta alla casa dove Simone è cresciuto mi ha stupito molto il fatto che Simone non aveva mai notato i grandi alberi che costeggiano la strada, aveva cominciato a farlo da quando il suo sguardo era rivolto più fuori di sé, dal momento che aveva percepito il grande potenziale della natura dopo il primo soggiorno nei boschi dell’Umbria.

Qual è il rapporto della crew di MyNature con la comunità TBIGLQA*?

Alla realizzazione del film hanno contribuito tante persone in diversi modi. Analizzando i dati della campagna di crowfunding, ripercorrendo nomi, generi e orientamenti,  i nostri supporters sono tutti classificabili dentro minoranze.

In questi giorni hanno fatto notizia le dichiarazioni della Teodora per “120 battiti al minuto”,avete paura di deludere le aspettative della comunità T?

Non crediamo che un singolo film possa rappresentare una intera comunità composta da individui con differenti esperienze. My Nature può solo contribuire attraverso la sua visione poetica e il suo protagonista alla rappresentazione di persone che non vengono spesso rappresentate e che spesso sono vittime di stereotipi, pregiudizi, linguaggi e azioni violente. Sicuramente deluderemo le aspettative di qualcuno, ma questo è inevitabile. Nel film Simone cerca di trovare la sua voce, quando si parla con la propria voce ci si sottopone pacificamente al giudizio degli altri.

Perché è importante andare a vedere MyNature?

Persone diverse apprezzeranno temi differenti del film: la capacità di cambiare vita, lasciando un lavoro sicuro per una maggiore soddisfazione personale; la tendenza ad innamorarsi della persona che ha qualcosa da insegnarci, ma che non è una relazione possibile o il fatto che la realtà degli individui è spesso composta da una vasta gamma di emozioni e sentimenti che ci portano a fare scelte che ci consentono di cambiare.

Ogni volta che partecipiamo alla proiezione del film ci rendiamo conto di quanto sia importante oggi incoraggiare le persone alla libertà e rispetto per se stessi, almeno su questo sono i primi commenti a caldo o le espressioni di riconoscimento che riceviamo dal pubblico. Qualcuno mi ha detto che il film sembra quasi una forma di meditazione, questo è il complimento che mi è rimasto nel cuore.

 Il film è stato interamente autoprodotto, finito grazie ad una campagna di crowfunding su Produzioni dal Basso e oggi è al cinema con Movieday. Scegliere di andare a vedere il film significa anche sostenere una nuova economia della condivisione: ci rendiamo conto che chi acquista il biglietto in anticipo per confermare la proiezione nella sua città, fa un grande gesto di fiducia che spero non verrà tradita.