San Siro 2012: Habemus Madonna!

Nel Giugno 2012, una volontaria del Milk Milano spedì al blog questo articolo. Vista la chiusura del circolo, abbiamo deciso di farlo sopravvivere qui.

San Siro 2012 Habemus Madonna!

 

Trent’anni di carriera sono molti, ma certamente non troppi per ritornare sulla scena e stupire ancora. La signora Ciccone si ripresenta dopo quattro anni dallo “Sticky & Sweet Tour” con il poderoso “MDNA Tour” il cui intento sembra essere quello di “chiedere perdono” e di mostrare i trucchi dell’elisir di lunga vita. Ma perché mai una Pop-star del calibro di Madonna dovrebbe chiedere l’assoluzione dei suoi peccati, se la chiave del suo successo sta proprio nel destare scandalo e giocare sulla propria sessualità?

Madonna non lascia nulla al caso e osa senza pesi nè misure: San Siro non sarà più uno stadio, né uno spazio concerti. San Siro sarà il punto di raccolta di un bagno di “fedeli” in attesa del loro guru spirituale. “Le vie di Madonna sono infinite” recita il motivetto religioso e nonostante le diffuse anticipazioni sulle chicche del tour, il senso di sorpresa e di stupore si nasconde dietro le quinte nell’attesa di ipnotizzare la folla.

Dopo l’esordio nella capitale, l’MDNA  Tour 2012 attraversa lo stivale per approdare nella Fashion caput mundi italiana il 14 giugno. Gli 80.000 pop-devoti si accingono a raggiungere la propria postazione. Gli anelli di San Siro strabordano di fan e a parte qualche spazio vuoto nel prato dei “coraggiosi”, lo stadio è gremito di giovani e meno giovani, di bambini in braccio alle madri, di coppie etero e meno etero. Un mito da sfatare quello del pubblico omosessuale come unico seguace della Pop-star; la folla è molto varia ed eterogenea, di generazioni ce n’è sicuramente piu d’una.

Il noto e prestigioso dj francese Martin Solveig apre le danze, a sirene spiegate, con “Girl Gone Wild” dando un tocco “house” al poderoso mix pre-concerto dei più famosi brani classici e moderni della Ciccone, tra cui spiccano “I’m Addicted” , il nuovo singolo “Turn up the Radio” e “I don’t give a….” in cui Madonna duetta con la scoppiettante Nicki Minaj.

Veronica si fa attendere più del dovuto, solo quarantacinque minuti di ritardo rispetto all’ora e mezza toccata ai pazienti fan della capitale. Ma l’attesa non importa, escluso qualche fischio meritato, perché l’apertura è talmente solenne e colossale che il danno viene ridotto al minimo.

Un turibolo in sospensione di dimensioni gigantesche inizia a oscillare riempiendo San Siro di incenso e solennità, un’ intro sacrale e inquietante accompagna l’entrata di preti in tonaca rossa e nera con le mani giunte in segno di preghiera. La croce cristiana è in bella vista e dopo un’attesa quasi snervante si cala il confessionale della peccatrice di cui si intravede la sagoma. Invoca perdono la star pentita, annuncia l’osannato pentimento e dichiara di voler essere buona ma di riuscirci a stento. Poi il boato, la chiesa crolla e si frantuma in mille pezzi (in segno di cambiamento?) e la peccatrice ritorna selvaggia con il brano di apertura “Girl Gone Wild”. La cattedrale prende vita, i preti si ribellano in una danza scatenata seguita dall’altrettanto movimentata “Revolver” in cui l’amore e il sesso uccidono “a colpi di pistola” come in un film poliziesco. “Gang Bang” è il terzo brano inedito tratto dal nuovo album in cui la sfida a mano armata diviene violenta. Madonna si arrampica sulla scena del delitto come una ladra furtiva, con movimenti leggiadri e atletici da vera professionista. La scena si alterna fra passato e presente, così la storica “Papa don’t preach” irrompe prepotente con il sound anni ’80 in cui la star ha finalmente l’opportunità di rivolgersi ai grandi nomi della Chiesa, desiderosa di mandare il suo messaggio di critica e sdegno.

Il ritmo “dance” di “Hung up” rivivacizza il pubblico ricordando, come nello stesso video del brano, i passi atletici e acrobatici del musical “ Flash Dance”. I cinquantaquattro anni della Ciccone sembrano scomparire; il feeling con il corpo di ballo è unico e raro, tanti corpi che si muovono simultaneamente come fossero un tutt’uno.

Si ritorna ai successi del momento con il duetto fra Madonna e Nicki Minaj sul brano “I don’t give a..”, ritmato a colpi di hip-hop e R&B. La scena cambia come pure la coreagrafia.  Un gruppo di majorette avanza verso il pubblico e musicisti in uniforme bianca e rossa rullano i tamburi in sospensione appesi a un filo. Il rullo di tamburi annuncia in realtà la seconda “frecciatina” di Veronica. Sulle note del classico “Express yourself” che la portò al successo nell’89, si erge la provocazione alla giovane rivale Lady Gaga, il cui brano di successo “Born this way” pare avrebbe notevoli somiglianze con quello della Ciccone. La dimostrazione del plagio è netta e udibile anche per l’orecchio più inesperto il cui sgomento raggiunge il culmine quando Madonna celebra la sua accusa con la frase: “She’s not me”.

La danza prosegue con il divertente motivetto “L u v Madonna! Y o u you wanna!” tratto dal brano “Give me all your luvin” seguito dal brand new track “Turn up the Radio” che lascia intravedere l’impeccabile tocco house di Martin Solveig.

E’ il momento di aprire il cuore ai propri fan con il brano “Oper your heart” portando l’euforia ai massimi i livelli con percussioni e ritmi tipici di una danza popolare e qualche mano concessa ai fan scatenati.

Madonna conosce bene il suo pubblico e ne prevede anche i momenti di stanchezza. Lo show concede un attimo di tregua con la suadente melodia di “Masterpiece”, premiata con il Golden Globe come miglior colonna sonora del film “W.E” di cui la Ciccone è anche regista.

“Dopo la quiete la tempesta”: luci e flash fotografici illuminano a intermittenza San Siro sulle note di “Vogue”. Il palco si trasforma in una passerella molto “minimal”sulle tinte del bianco e del nero. Madonna sfila con determinazione nel suo abito firmato Jean Paul Gautier assieme al corpo di ballo e alimenta l’entusiasmo degli over ’40.

Si prosegue poi con “Candy shop”, brano cult del precedente album “Hard Candy” per poi fare un salto nel 1995 con “Human nature”. Uno specchio di dimensioni enormi scorre sul palcoscenico su cui l’immagine della star si riflette con stile narcisista e provocatorio.

Il momento più sensuale del concerto arriva con il celebre “Like a Virgin” che lanciò l’artista nel 1984 e che si muove su note lente in una nuova versione melodica, a tinte new age, in cui Madonna interpreta assieme a uno dei suoi ballerini il ruolo della vergine sedotta e abbandonata. Un momento emozionante, seguito dai colori e dal ritmo di “I’m addicted” e poi di “I’m a sinner” che confermano l’indole irrefrenabile dell’artista di essere una peccatrice.  Si rimane in tema religioso con “Like a prayer” intervallata dai gorgheggi di un coro gospel in stile “Sister Act”e di una Madonna che si abbandona “down on her knees” ai piedi del palcoscenico in segno di devozione.

Dopo la devozione si conclude con la trasgressione del palpitante crescendo dance di “Celebration”: Madonna, i suoi ballerini e il figlio Rocco si abbandonano a danze scatenate su cubi colorati che si alzano e si abbassano sul palcoscenico. L’epicentro di energie si concentra in un unico punto del palco ed è proprio lì che Madonna e il corpo di ballo porgono il loro saluto al pubblico stanco ma ancora euforico e pieno di soddisfazione.

Peccato, redenzione e assoluzione: i tre momenti cardine di uno spettacolo senza paragoni.
La signora Ciccone è quindi degna del tanto osannato perdono? Le regole dello show business lo hanno sempre confermato: non si nega mai l’assoluzione alle icone della musica pop. Le provocazioni, i passi falsi e gli scandali fanno tutti parte di quel circo mediatico che ne alimenta la fama. Solo una cosa però non è concessa loro: dar l’impressione che il tempo scorra inesorabile. Nonostante Madonna sia l’interminabile pietra di paragone che viene scagliata contro ogni giovane collega con migliori doti canore, il merito di aver inventato uno stile le viene riconfermato puntualmente dopo trent’ anni dagli esordi. I segni di stanchezza sono quasi invisibili e quell’elisir segreto di lunga vita garantisce l’efficacia. Il trono è suo: di Regina del Pop ce n’è una sola.

Jessica Mariani

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