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Vino bianco, fiori e vecchie canzoni…

Il titolo di questa rubrica è tratto da “Maledetta primavera” di Loretta Goggi, canzone che non tratta una tematica omosessuale ma che, suo malgrado, è diventata un’icona gay.Molti interpreti più o meno famosi, italiani e non, hanno cantato negli anni l’omosessualità, alcuni in modo serio, altri ironico, altri ancora sussurrato. Le canzoni sono lo specchio dei tempi in cui vengono create. Perciò riascoltare le canzoni omosessuali significa non solo riscoprire piccole gemme “a tema” magari dimenticate dal tempo, ma soprattutto analizzare la crescita umana e culturale di una società.

MUJER CONTRA MUJER
(Laura Branigan)
Over my heart – 1993

Bisogna essere over 40 per ricordarsi di Laura Branigan.
Si trattava di una bella ragazzona americana che aveva la passione per la musica europea e che fece, negli anni ottanta, la gioia di molti autori e produttori del nostro continente.
Infatti, nel 1983 la Branigan incise una cover americana di “Gloria” di Umberto Tozzi, che giunse al secondo posto della classifica americana, mentre l’anno dopo rifece “Self control” di Raf, portandola in quarta posizione oltreoceano.
Provate ad ascoltare la sua versione di “The power of love”, hit inglese di Jennifer Rush che negli USA ebbe poco riscontro e che la Branigan provò a riproporre nel 1987 raggiungendo una tiepida ventiseiesima posizione mentre, sei anni dopo, la versione di Celine Dion trasformò quel brano (a dire il vero un po’ insulso e banale) in un hit di proporzioni mondiali.
Quel raspino che la Branigan ha nella voce, unito ad una potenza e ad un talento drammatico davvero mitteleuropeo, fa impallidire la versione della cantante canadese, la quale tanto ha un limone nel culo quando canta in inglese tanto sa incendiare tutte le candele di casa quando interpreta in francese.
Dopo una bella partenza, la carriera di Laura Branigan si è rapidamente arenata.
Anche il suo “Over my heart”, album pubblicato nel 1993, non ebbe il successo che si meritava.
Fu l’ultimo disco di canzoni nuove inciso dalla cantante e conteneva le cover di due brani europei: una era la bella “The sweet hello, the sad goodbye”, brano poco conosciuto dei Roxette (fino ad allora pubblicato dal duo svedese solo come b-side del singolo “Spending my time” del 1991) mentre l’altra era “Mujer contra mujer”, incisa nel 1986 dai Mecano, un gruppo famoso anche in Italia per la loro “Figlio della luna”.

La Branigan decise di incidere “Mujer contra mujer” in lingua originale, riuscendo a mantenere altissima la sua capacità interpretativa anche cantando in spagnolo.
Il brano racconta la storia di due donne che camminano per la strada.
La loro amicizia è solo di facciata, appena la luce del giorno smette di toccarle esce la reale natura del loro rapporto.
Un rapporto complicato e controverso, perché una ha molti sensi di colpa (una opina que aquello no está bien), l’altra invece vorrebbe viverlo alla luce del sole, fregandosene di cosa pensano gli altri (la otra opina que qué se le va a hacer
y lo que opinen los demás está de más).
Quale può essere il punto d’incontro tra due modi così diversi di vivere la propria omosessualità?
Forse proprio il conflitto, che porta le due donne a combattere una contro l’altra per l’affermazione del proprio punto di vista.
Da qui il titolo, donna contro donna, in una guerra tanto inutile quanto disperata che porterà, inevitabilmente, ad una probabile futura separazione.
Ma chi potrà mai fermare due colombe che volano rasente il suolo, canta il ritornello?
Di certo non la protagonista, la quale non lancerà mai contro di loro la prima pietra.
Infatti sa molto bene che “que con mis piedras hacen ellas su pared”, e cioè che le pietre tirate per perbenismo e ipocrisia servono solo ad erigere un muro dietro il quale una persona finisce col nascondersi ed isolarsi.
Inoltre, anche se sbagliasse il momento di entrare in una stanza e le scoprisse a baciarsi, la protagonista non farebbe nemmeno un colpo di tosse pur di non disturbarle (“si equivoco la ocasión y las hablo labio a labio en el salón ni siquiera me atreveria a toser”).
Ma è solo un modo gentile per manifestare la propria solidarietà alle due donne o forse, sotto sotto, c’è anche un po’ di gusto morboso nell’osservare di nascosto una passione così forte e proibita, che potrebbe andare a toccare qualche corda molto intima e nascosta della protagonista?
Si era nella Spagna pre-zapatero, ma certe pulsioni non conoscono né tempo né regimi politici.

Qualcuno potrebbe chiedersi perché ho scelto la versione di Laura Branigan al posto di quella originale dei Mecano.
Di sicuro perché il remake della cantante è di parecchie spanne superiore a quello del gruppo spagnolo.
Poi perché ho sempre amato la Branigan, sin da quando la vidi la prima volta in televisione, bella e all’apice del successo, abbracciare tutta felice un impacciatissimo Umberto Tozzi.
In più mi sembrava doveroso rendere onore al talento di questa brava e sfortunata cantante uccisa nel 2004, a soli 47 anni, da un aneurisma cerebrale.

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