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Massoneria, Omosessualità, essere LGBT: intervista ad Enrico Proserpio

Il filone “Milk e Spiritualità”, del progetto cultura del Milk, continua con l’incontro che parla di massoneria ed LGBT.
Il nostro ciclo di interviste ai relatori dell’evento “Massoneria Rainbow”, che si terrà Sabato 9 Maggio alle 18.00 alla sede di Via Don Minzoni 129 Sesto San Giovanni, conclude con quella ad Enrico Proserpio, esotericamente Emanuele Balsamo, bisessuale e socio dell’associazione Harvey Milk, nonché massone, autore esoterico tramite il blog esoterico “Emanuele Balsamo” e autore de “Il Ramo D’Acacia” .
Ogni relatore si occuperà di un aspetto. Mentre  Diego Sardone ci ha parlato di cos’è e cosa non è la massoneria, e Denise Farinato della storia delle Donne in Massoneria, Enrico Proserpio ci parlerà del rapporto tra Massoneria, Omosessualità, e in generale, l’essere LGBT.

Massoneria e omosessualità, enrico proserpio

Enrico Proserpio, Massone e persona LGBT. Come sono viste le persone LGBT nelle Logge? Abbiamo visto che le donne sono sempre più accettate e incluse nella Massoneria. Vale lo stesso per le persone LGBT?

Il problema delle donne in Massoneria è sicuramente importantissimo e apre le porte a molte considerazioni. Ciò nonostante non scardina necessariamente quel canone binario tipico della società occidentale che incasella uomini e donne in ruoli predefiniti e rigidi. Al contrario le tematiche LGBT infiammano spesso gli animi e scatenano reazioni anche forti. Il fatto è che lo schema binario della nostra cultura, schema rigido ed estremamente semplicistico, non può accogliere quegli elementi “terzi” che non si incastrano nei suoi canoni. La persona LGBT è, per chi vive nella “normalità” un “altro”, un elemento diverso che costringe a una riflessione su ciò che si ritiene “normale”, “morale” o, addirittura, “naturale”. Il confronto con le persone LGBT costringe a un riesame dei canoni filosofici e morali e, per il Massone in particolar modo, una riformulazione dei significati dei simboli e del percorso spirituale. Questo fatto scatena reazioni non sempre positive e piacevoli. Non è semplice ammettere che ciò che si è ritenuto valido, magari per una vita, non sia altro che un dato culturale, ideologico e non abbia nessun fondamento oggettivo. Insomma, come gli astronomi del papa non vollero, ai tempi di Galileo, guardare nel telescopio, molte persone, oggi, non vogliono confrontarsi con delle realtà che mettono in dubbio i loro assunti. Il Massone dovrebbe essere diverso, dovrebbe mettersi sempre in dubbio e in gioco. Purtroppo non sempre accade, ma credo comunque che la Massoneria abbia in sé delle grandi potenzialità di dialogo e di confronto. Parlo di potenzialità perché ancora la questione delle persone LGBT in Loggia non è dibattuta adeguatamente. Ci sono atteggiamenti differenti a riguardo. Da una parte c’è chi adotta un approccio conservatore e a volte omofobo, adducendo scuse di moralità o la solita faccenda del “contro natura” per escludere le persone LGBT dalla Massoneria. Dall’altra c’è chi accetta tranquillamente le persone LGBT, ma non ritiene necessaria una riflessione sulla questione, ritenuta un affare privato e non una tematica interessante ai fini della ricerca filosofica, etica e spirituale della Massoneria. A onor del vero, va detto che la Massoneria francese ha affrontato la tematica LGBT, soprattutto nell’aspetto dell’accettazione delle persone omosessuali. Diverse Obbedienze francesi, tra cui il Grand Orient de France, hanno ampliato alle coppie “pacsate”, sia etero che omosessuali, il “riconoscimento del matrimonio”, un’usanza massonica con cui si riconosce il matrimonio di un Fratello o una Sorella in modo ufficiale, anche prima che lo stato francese approvasse il matrimonio per le coppie omosessuali. In Francia esiste anche una “fraternelle”, un’associazione per Massoni che si occupa di cose “profane”, di Fratelli e Sorelle LGBT: gli Enfants de Cambacérès.

Massoneria e omosessualità: la realtà massonica è promettente per le persone LGBT?

Sì, ma bisogna considerare un fattore molto importante. La Massoneria non è un blocco unico, granitico. Al suo interno ci sono diversi orientamenti e diverse correnti, che vivono il percorso massonico in modo molto differente. La Massoneria francese è molto laica e a tratti perfino atea e approfondisce soprattutto l’aspetto etico e sociale della simbologia e della filosofia dell’Ordine. Alcune delle Obbedienze francesi (e non solo) appartenenti a questo filone hanno tolto il riferimento al Grande Architetto dell’Universo (l’Ente Creatore dell’Universo, in una parola, Dio) e hanno sostituito sull’Ara il libro sacro (che in Europa è la Bibbia) con la dichiarazione dei diritti dell’uomo o con gli statuti dell’Obbedienza. È il caso del Droit Humain. Altre Obbedienze sono invece più interessate alla ricerca spirituale ed esoterica. La Massoneria di Rito Egizio soprattutto è molto spiritualista. La tematica LGBT deve quindi essere affrontata su livelli differenti e su terreni spesso non facili e scivolosi, come quello della religione e dell’esoterismo. In particolare quest’ultimo è stato sporcato negli ultimi secoli (XIX e, soprattutto, prima metà del XX) da teorie reazionarie e vicine alle destre estreme nazifasciste spacciate come tradizione, ma in realtà del tutto nuove. Di certe idee di stampo razzista, omofobo e totalitario non si trova infatti traccia, nell’esoterismo, prima del XIX secolo. Se dunque le Obbedienze di stampo francese hanno adottato una “politica” interna di accettazione delle persone LGBT senza grandi difficoltà, le Obbedienze e le Logge più conservatrici offrono ancora parecchie resistenze, soprattutto nel nostro paese. Va detto che i Massoni, per quanto aderenti a un’Ordine che chiede loro di mettersi in gioco e in discussione, sono comunque figli del loro tempo e della loro società. E l’Italia non si può certo ritenere un paese aperto e rispettoso delle realtà “altre”. Devo dire, a onor del vero, che personalmente non ho mai subito episodi di discriminazione omofobica in Massoneria e conosco diversi Fratelli dichiaratamente omosessuali e anche attivisti nel mondo dell’associazionismo LGBT. Ho però saputo di episodi di omofobia, per quanto isolati, e ho sentito spesso ragionamenti discriminatori. Ho saputo di “bussanti”, persone cioè che avevano chiesto di entrare in Massoneria, rifiutati perché omosessuali e ho sentito alcuni Fratelli sostenere che tale scelta è legittima.

Ma da dove vengono queste resistenze? Derivano solo dalla cultura sociale omofoba o hanno radici interne alla Massoneria?

Diciamo che alcuni elementi simbolici e statutari si possono prestare a una interpretazione omofoba, anche se a mio parere si tratta di interpretazioni non corrette e facili da smontare. Tanto per cominciare non ci sono impedimenti a livello statutario. Le Costituzioni di Anderson del 1723, che sono la base degli statuti della Massoneria, ricordano in più punti che per essere Massoni si deve essere persone di buona reputazione e di buoni costumi. Alcuni, intrisi del pregiudizio derivante soprattutto dal conservatorismo religioso, o dallo pseudo-esoterismo delle destre estreme, assumono un atteggiamento moralista e dogmatico, sostenendo che l’essere una persona LGBT sarebbe in contrasto con i “buoni costumi” necessari all’accettazione in Massoneria. Si tratta in realtà di una confusione grave tra il concetto iniziatico di “buoni costumi” e la bassa morale, bigotta e pettegola, della società. Proviamo a dimostrarlo. Il primo articolo delle Costituzioni di Anderson così recita:

Un Muratore è tenuto per la sua condizione a obbedire alla legge morale; e se intende rettamente l’Arte non sarà mai un ateo stupido né un libertino irreligioso. Ma sebbene nei tempi antichi i Muratori fossero obbligati in ogni Paese ad essere della religione di tale Paese o Nazione, quale essa fosse, oggi peraltro si reputa più conveniente obbligarli soltanto a quella Religione nella quale tutti gli uomini convengono, lasciando loro le loro particolari opinioni; ossia essere uomini buoni e sinceri o uomini di onore ed onestà, quali che siano le denominazioni o le persuasioni che li possono distinguere; per cui la Muratoria diviene il Centro di Unione, e il mezzo per conciliare sincera amicizia fra persone che sarebbero rimaste perpetuamente distanti.

Vediamo che la Massoneria, fin dalla sua nascita, non impone a nessuno una particolare religione o visione spirituale. Ora, considerato che proprio dalla religione derivano gran parte dei dettami morali e di costume della società, non possiamo che pensare che anche questi dettami siano relativi e che la Massoneria non debba e non possa imporli ai Fratelli, né debba o possa negare l’Iniziazione a un bussante sulla base di questi. Cosa significa quindi “di buoni costumi”? Se scremiamo la morale dai tratti religiosi e particolari (propri cioè di una singola cultura) restano quei divieti e quelle norme basate su un reale e oggettivo danno agli altri. Norme come “non uccidere” o “non rubare” sono accettabili in modo oggettivo da un’Istituzione che, come la Massoneria, vuole perseguire il perfezionamento e il bene dell’Umanità. Ma ciò che non arreca danno reale e oggettivo agli altri non può essere ritenuto oggetto di divieto o di esclusione. La Massoneria non prevede che i Fratelli decidano l’ammissione di un bussante in base al loro arbitrio e alle loro simpatie ideologiche. L’eventuale voto negativo deve essere giustificato sulla base di quelle “colpe” previste dagli statuti e dalle Costituzioni, tutte colpe di natura grave e, come si diceva, oggettive. Il voto negativo basato su pregiudizi o simpatie ideologiche e non suffragato dalle colpe previste è, quello sì, una colpa grave che potrebbe costare al Fratello l’espulsione dalla Loggia. Questo fatto, che dovrebbe essere scontato e ovvio, viene purtroppo sottovalutato e ignorato. Mi è capitato di sentire dei Massoni sostenere che la non accettazione di un bussante per ragioni di “simpatia” sia lecita. Se una persona, per esempio, risultasse avere una formazione molto differente da quella dei membri della Loggia o fosse “diverso” per ragioni sociali, sessuali, culturali, religiose, la Loggia, a parere di certuni, potrebbe legittimamente negare l’Iniziazione perché un elemento diverso potrebbe risultare “dissonante” e rovinare l’armonia della Loggia. La scusa dell’armonia è oggi molto diffusa tra coloro che vorrebbero escludere i “diversi” e imporre una certa visione alla Massoneria. Purtroppo per loro questa scusa non è prevista dalle norme massoniche e non è quindi valida. Anzi, credo sia un ragionamento davvero contrario alla natura della Massoneria che della diversità tra i Fratelli fa un punto di forza. Non è infatti l’armonia e la tranquillità che la Massoneria ricerca, ma il perfezionamento interiore. E questo può avvenire solo tramite la messa in discussione delle proprie idee e perfino della propria identità. E questo non è certo possibile escludendo chi differisce dalla nostra visione. Anzi, queste persone dovrebbero essere accolte come una buona occasione di confronto e di apprendimento. Del resto l’ultimo periodo dell’articolo delle Costituzioni di Anderson che abbiamo citato dice chiaramente che la Massoneria deve essere punto di incontro tra persone altrimenti distanti. E come può esserlo se ci si dedica più al quieto vivere della Loggia che allo scopo vero della stessa, ovvero al perfezionamento umano? Il perfezionamento passa anche dalla disarmonia, dallo scontro con i propri pregiudizi e le proprie idee preconcette. Non si può pensare di ottenerlo stando in un piccolo mondo artificiosamente tenuto tranquillo. Questa idea della conservazione dell’armonia di Loggia anche con l’esclusione dei diversi, rischia di creare un distacco dalla realtà, un’oasi dove i problemi non esistono e tutti la pensano allo stesso modo. Ma questo non è lo scopo della Massoneria. Se una persona vuole questo non faccia Massoneria.

Quindi non ci sono, da quel che dici, ostacoli “burocratici” all’entrata in Massoneria delle persone LGBT. Ma perché la Massoneria dovrebbe discutere le tematiche LGBT? Non sono cose esterne, private?

Non lo sono. L’orientamento sessuale e l’identità di genere non sono semplici questioni private. Sono elementi fondanti della personalità e hanno una ripercussione sulla vita comunitaria e relazionale della persona. Un esempio banale: la Massoneria organizza anche eventi dove sono invitati i coniugi dei Fratelli e delle Sorelle. In quelle occasioni l’omosessualità eventuale di un Massone diviene palese e potrebbe scontrarsi col pregiudizio degli altri. Ancor più evidente è la rilevanza sociale dell’identità di genere. Essere uomo o donna, infatti, non coinvolge solamente la nostra sfera privata, ma anche, e forse soprattutto, la sfera pubblica e relazionale della persona. Non servono studi approfonditi e grandi teorie filosofiche per accorgersi del diverso trattamento che la società riserva agli uomini e alle donne. E la visione che si ha della “maschilità” e della “femminilità” influenza profondamente anche il modo di vivere il percorso massonico e spirituale. Un esempio classico è l’interpretazione del sole e della luna come simboli dell’uomo e della donna. L’uomo sarebbe solare mentre la donna lunare. A mio parere questa interpretazione è scorretta. Tanto per cominciare dobbiamo notare che questa corrispondenza non è un dato universale, ma tipico della nostra cultura. Se usciamo dai nostri confini troviamo differenti interpretazioni. Nella religione shintoista la divinità solare è femminile (la dea Amaterasu) e non maschile. Anche nell’antico Egitto, assai caro a molti esoteristi e Massoni, c’erano diverse divinità solari femminili. Basti ricordare Bastet e Sekhmet. Ma la cosa più eclatante è che sole e luna non sono gli unici luminari rappresentati nel Tempio massonico. Insieme a questi, infatti, c’è il Delta, ovvero un triangolo rappresentante il Divino. È solo considerando i tre simboli insieme che si può coglierne il vero senso. Il Delta simboleggia lo spirito, ovvero la parte divina, nobile dell’essere umano. Il sole rappresenta l’anima, cioè la parte “energetica” e la luna simboleggia il corpo materiale, grezzo, pesante, reso vivo solo dallo spirito e dall’anima, come la luna viene illuminata dal sole. Questo simbolismo deriva dalla filosofia ermetica e alchemica a cui tanto deve la Massoneria. Il binarismo di genere della nostra cultura è riuscito a trasformare una triade in una diade, ignorando uno degli elementi e alterandone completamente il senso. Vedere poi come la visione “lunare” della donna, visione maschilista che vuole la donna come persona che vive della luce riflessa dell’uomo, sia difesa a spada tratta da moltissime donne ci fa comprendere come ormai il maschilismo e il binarismo siano profondamente radicati. In un simile contesto l’omosessualità dà fastidio e la condizione transgender ancor di più. Entrambe infatti possono essere viste come prevaricazioni del giusto corso delle cose, come “contro natura” per usare un termine religioso assai noto. Con questo non voglio dire che la Massoneria sia omo-transfobica o che simili idee siano diffuse tra i Massoni. Il passo che porta da idee dualiste in ambito spirituale all’essere omofobi o transfobi non è automatico. Esiste però il rischio che accada. Inoltre è ormai ovvio che una narrazione simbolica binaria non è in grado di descrivere la realtà. Per questo è necessario che certe tematiche escano dall’ombra delle camere da letto e vengano affrontate alla luce del sole e discusse. È una necessità per tutti. Per le persone LGBT, perché non si può vivere un percorso di perfezionamento nascondendo una parte di sé, e per le persone non LGBT, perché l’incontro con l’altro non può che far progredire. Il fatto che i ruoli di genere siano ritenuti “normali” e siano ormai abitudine per la gran parte delle persone non significa che non siano anch’essi ideologici. E come tali costituiscono una gabbia per le persone che costringe uomini e donne in canoni predefiniti. In molti casi, soprattutto per gli uomini che hanno un ruolo dominante, si tratta di una gabbia con le sbarre dorate, una bella gabbia accogliente che dà l’illusione di essere giusta e felice e ciò induce chi ci sta dentro a rifiutare anche solo l’ipotesi di uscirne. Ciò nonostante liberarsi di queste limitazioni non può che essere un vantaggio. Per questo la presenza di persone LGBT nelle Logge è un’occasione di perfezionamento per tutti.

Mi pare di aver capito che la presenza di persone diverse nelle Logge sia un’occasione perché tramite il confronto si può crescere e perfezionare se stessi. Ma perché l’identità LGBT dovrebbe essere un’occasione migliore delle altre?

Non dico che sia una tematica più importante delle altre o un’alterità, per così dire, migliore delle altre. Le persone LGBT sono però portatrici di una identità che ha un impatto maggiore di altre poiché ha un’aura di “indecenza” che altre identità non hanno. L’omosessualità, la bisessualità, la condizione transgender sono al di fuori dei canoni della morale tradizionale. Anche per questo spesso le si vuole rinchiudere nella sfera privata. Ma proprio ciò che ci scandalizza e ci urta può essere una leva molto forte per scardinare i nostri pregiudizi e i nostri difetti. Come si suol dire, lo scandalo sta nell’occhio di chi guarda. Questa frase è molto più di una frase fatta. La presenza del diverso ci mette davanti all’inconsistenza o alla relatività delle nostre idee e una alterità come quella LGBT, che va a toccare aspetti fondanti della vita sociale come la sessualità, la famiglia, la genitorialità lo fa in modo particolare. Immaginate un uomo eterosessuale, che non ha mai messo in dubbio i canoni della sua virilità ritenendoli scontati e “naturali”, che si trova a confronto con una persona transgender o non binary! Proprio riguardo questo punto vorrei prendere in prestito un metodo dalla teologia cristiana e precisamente da alcune correnti teologiche di confine, derivanti dalla teologia della liberazione: il metodo del queering.

Massoneria e omosessualità: cos’è il queering

Queering è un neologismo derivante dall’aggettivo inglese queer che letteralmente significa “strano”. Questo aggettivo è da sempre usato in modo spregiativo per indicare le persone LGBT. Il movimento per i diritti si è però appropriato di questo termine, trasformando un insulto in una rivendicazione identitaria.

Il queering consiste nel cercare di rielaborare e reinterpretare la teologia, la religione e le scritture dal punto di vista delle persone queer. Potremmo applicare questo metodo anche alla Massoneria e cercare di comprendere i nostri limiti ampliando l’angolo della nostra visuale o, per dirla massonicamente, allargando l’angolo del nostro compasso. Una delle grandi teoriche della visione queer della teologia fu Marcella Althaus-Reid (morta prematuramente nel 2009), autrice di diversi trattati tra cui “Il Dio queer”. Ecco cosa dice Gianluigi Gugliermetto nell’introduzione all’edizione italiana:

La strategia detta «queering», che è centrale in ogni teologia queer, consiste fondamentalmente nel leggere la realtà umana (i testi, le relazioni, la storia e così via) in un’ottica queer, svelando così la presenza quasi dappertutto di elementi non conformi alla narrazione eterosessuale dominante, che vanno da situazioni macroscopiche che rimangono invisibili solo a chi indossa paraocchi eterosessuali fino alle suggestioni più tenui e ipotetiche di ambiguità.

Potremmo sostituire in questo brano la parola “teologia” con “Massoneria” e adattare il concetto al nostro discorso. Se è possibile agire attraverso il queering nella teologia cristiana, ovvero nell’ambito di una religione dogmatica, a maggior ragione sarà possibile e, anzi, desiderabile nella Massoneria che del confronto con l’alterità e la diversità ha fatto uno dei suoi cardini.

E, ripeto, un’alterità forte come quella LGBT, che va a toccare alcuni tabù sociali radicati e diffusi, è sicuramente una occasione importante e fondamentale per il progresso della Massoneria e dell’Umanità. Ciò che è considerato “indecente”,”deviante”, ci dà la possibilità di metterci in dubbio, ma ci richiede anche uno sforzo, a volte assai faticoso, per superare le nostre resistenze emotive e psicologiche. Per questo a volte ci sono reazioni, anche violente, alle tematiche LGBT.

Hai parlato di indecenza. Ma nel primo articolo delle Costituzioni di Anderson che hai citato non si dice che un Massone non deve essere un libertino irreligioso?

Sì, è vero. Anche in questo caso però dobbiamo chiederci cosa significhi essere “libertino”. Già il fatto che l’Anderson aggiunga l’aggettivo “irreligioso” ci dà un contesto per definire e caratterizzare il libertinaggio di cui si parla. Possiamo dire che per “libertino” si intenda una persona superficiale, disinteressata al proprio perfezionamento personale e spirituale, una persona, appunto, irreligiosa. Si condanna dunque un certo atteggiamento edonista, che ricerca solamente il piacere, il divertimento, il godimento e l’interesse privato. Insomma, non è il piacere in sé a essere condannato, ma il fatto di porlo come obiettivo e centro della propria esistenza. Credo che questa sia l’interpretazione corretta da dare a quel punto del primo articolo. Se andassimo oltre, entreremmo in concetti derivanti da una visione particolare e non universali.

Il libertinismo è un argomento interessante per il nostro discorso. Alcuni vorrebbero negare l’entrata in Massoneria alle persone LGBT proprio perché, essendo al di fuori dei canoni ristretti della morale occidentale, sarebbero persone libertine. Ora, diamo per un momento ragione a costoro e prendiamo il termine libertino non nel senso prima analizzato, ma nel senso comune e, per così dire, bigotto. Possiamo fare così lo stesso discorso fatto in precedenza e cioè dire che il libertino ci dà occasione di metterci in discussione. Inoltre parlare di libertinismo ci dà modo di ampliare il discorso. Anche nella teologia queer non si fa riferimento solo alle persone LGBT, che per certo rientrano nei “queer”, ma anche a persone eterosessuali che hanno però una visione differente da quella monogamica e tradizionale. Althaus-Reid fa spesso riferimento ai poliamoristi o a coloro che praticano sessualità che la morale ritiene devianti o malate come il feticismo o il sadomasochismo. Il libertino quindi rompe la morale, dimostra la vanità di un sistema che è solo culturale e non naturale e per questo dà fastidio. Ci mette davanti alle nostre paure e ai nostri limiti. Ecco cosa dice Althaus-Reid a tal proposito:

Come si può differenziare in questo discorso la libertà dall’eccesso di libertà (libertinaje)? Che cosa c’è di sbagliato nella libertà eccessiva se è libertà? […] In America Latina, dal punto di vista politico e teologico, le chiese tendono a chiamare «libertinaggio» le loro paure, proprio come fanno i regimi dittatoriali. Hanno paura della libertà che si manifesta nella prassi dei corpi che si radunano insieme in modi ribelli, senza tener conto dei cartelli segnaletici propri dei loro discorsi opachi e limitati.

La Massoneria oggi deve accogliere questa sfida e ridefinire alcuni concetti di base. Non dobbiamo dimenticare che, per quanto fosse moderno e forse più avanti dei suoi contemporanei su certi temi, l’Anderson resta pur sempre un uomo del XVIII secolo. Non possiamo quindi restare fermi e cristallizzati su visioni vecchie di trecento anni! Farlo sarebbe del tutto contrario alla natura della Massoneria. Basti citare un piccolo passo del Rituale di Iniziazione di un profano:

Profano, la Libera Muratoria è una istituzione che ha il suo principio di base nella ragione ed è perciò universale; che ha una origine propria non confondibile con quella di nessuna religione, perché, lasciando a ciascuno la libertà di credenza, è libera da qualsiasi dogma religioso, quantunque ferma nel suo principio fondamentale formulato nelle dichiarazioni al convegno di Losanna del 1875, la Libera Muratoria è avanti tutto progressiva, non impone alcun limite alla ricerca della verità.

La tradizione è per la Massoneria solo il solco nel quale muoversi e non un insieme di nozioni da rispettare acriticamente. Solo mettendo in dubbio i nostri principi possiamo progredire rimanendo fedeli alla natura progressiva del percorso massonico.

Dunque, abbiamo visto le potenzialità della Massoneria nel divenire un terreno fecondo per la discussione anche di tematiche LGBT. Ma la situazione attuale qual è?

Come si diceva in precedenza, la trattazione delle tematiche LGBT da parte della Massoneria è ancora in uno stadio larvale. In Francia vengono riconosciuti massonicamente anche i matrimoni tra persone dello stesso sesso e la Fraternelle degli Enfant de Cambacérès porta avanti una discussione sul tema. In Italia tutto ciò ancora non esiste. A onor del vero va detto che nella Massoneria italiana il riconoscimento del matrimonio è un’usanza ormai desueta che non viene più praticata nemmeno per le coppie eterosessuali. Questo fatto pone fine a ogni discussione in proposito. La tematica dell’omosessualità non viene inoltre trattata in Loggia, se non in casi rari e sparuti.

Ancor peggio siamo messi riguardo la tematica dell’identità di genere e in particolare della condizione transgender. Nemmeno in Francia, che io sappia, si discute ancora la questione. So per certo di persone non binary e transgender che sono state iniziate col genere e il nome di elezione, anche se ancora a livello legale non avevano potuto mutare i documenti. Si tratta però, purtroppo, di pochi casi isolati, importanti in quanto costituiscono dei precedenti, ma non determinanti. Ancora non esiste una norma statutaria che si riferisca a questa tematica e che stabilisca una regola. La cosa è lasciata alla decisione e all’arbitrio delle singole persone che si trovano a dover decidere. Sarebbe ora, in effetti, di aprire una riflessione seria sul tema e porre un punto fermo, una decisione chiara. Sono certo, però, che i tempi siano maturi e che qualcosa cominci a muoversi, soprattutto nelle Obbedienze minori (per numero di membri) che spesso precedono le grandi Obbedienze nel rinnovamento. Il caso delle persone non binary e transgender rientra pienamente in quelle tematiche di rottura di cui parlavo in precedenza. Cosa potrebbe sconvolgere di più una persona binaria di qualcuno che pretende di rompere i canoni di genere? La persona LGBT, e “T” in particolare, diviene suo malgrado un elemento di rottura di quell’armonia di Loggia su cui molti si adagiano pensando che sia cosa buona. Non serve nemmeno che la persona faccia qualcosa di “scandaloso” perché ciò accada. Basta solo la sua presenza, la sua corporeità differente e la sua identità. Prendiamo il caso di un trans ftm. Per una persona “normale”, ignorante in materia di identità di genere e fissa nei canoni binari della società, un ftm è una “donna che si veste da uomo” e che, addirittura!, pretende di essere uomo e di essere “trattata” come tale. Basta quindi la presenza di un ftm (o di una mtf) a creare disarmonia e rottura. Ed è proprio questo a rendere queste persone particolarmente preziose. Nel diverso, e soprattutto in chi ha una diversità tanto evidente, noi vediamo lo specchio della nostra fragilità, della nostra vanità (nel senso di “cosa vana”) e dei nostri limiti. Per questo ci dà fastidio. La Massoneria però insegna che tale fastidio deve essere affrontato e trasformato in forza da indirizzare al perfezionamento interiore e al bene dell’Umanità. Come il fuoco nell’athanor (il forno degli alchimisti) decompone la materia e la purifica rendendola perfetta, così il disagio che ci dà l’incontro col diverso deve divenire per il Massone uno strumento di lavoro su di sé.

 

 

Questo neologismo indica le coppie unite con i PACS, il Patto Civile di Solidarietà che in Francia possono stipulare le coppie di fatto.

Gianluigi Gugliermetto, introduzione all’edizione italiana di “Il Dio queer” di Marcella Althaus-Reid, edizioni Claudiana, 2014, pagina 33. Corsivi e virgolettati dell’autore.

Marcella Althaus-Reid, “Il Dio queer”, edizioni Claudiana, 2014, pagina 79. Corsivi e virgolettati dell’autrice.

Il convegno di Losanna sancì alcune linee guida della Massoneria pur rimanendo fedele alle Costituzioni di Anderson e agli “Antichi Doveri”.

Rituale di Iniziazione di un Profano, Gran Loggia d’Italia degli Antichi Liberi Accettati Muratori, Obbedienza di Piazza del Gesù, Palazzo Vitelleschi, 2005, pagine 42 – 43. Grassetto mio.

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