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A due voci

Quella sera avevo scelto il vestito rosso.

A sentirsi bionde si sta un gran meglio. Poi il trucco mi sembrava uscito bene.

Ero sorridente, magari un po’ apprensiva.

“Papà!”.

Sì… doveva essere suo quel cd che riempiva l’abitacolo.

Quei suoni di dive d’altri tempi, di voci così chic.

Ero certo di non aver mai pensato a nulla di simile per andare alla serata.

Devo averla presa da lui questa mania di programmare: macchina nuova – serata nuova – amici di sempre.

Poi non mi piace aspettare.

Mettere d’accordo tutti non è stata impresa facile.

Ok, eravamo in tre, ma siamo sempre tre Prime Donne. Io, Veronica la splendida e Pamela la temeraria.

Ma a radunare tutti si fa tardi, e i giovani escono tardi.

Meglio non smentire i luoghi comuni.

E quindi percorro silenzioso la strada che ci porta al posto.

Il locale doveva essere carino e nonostante la mia mania della puntualità c’era da attendere.

Con tutti gli altri, e sempre così giovani.

L’auto scivola su strade vuote come le nostre parole di confidenti di sempre.

Poi il mio sguardo osserva preoccupato le persone.

La coda, l’attesa.

Eccomi in fila, che penso…

Osservo stupito la fila, poi mi sento sollevato.

quando uno sguardo e una voce mi desta

un sorriso teso ed impacciato sul mio volto…

è così semplice…

 

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