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Bad movies we love – La casa sulla collina di paglia

Bad movies we love
ovvero
una lista di pellicole che vanno ben oltre il trash! Opere talmente brutte, goffe e approssimative da essere quasi geniali…

Film che brillano per la totale mancanza di talento dei cineasti che li hanno realizzati.

Pellicole che rimangono nella memoria per l’imbarazzante inadeguatezza degli attori protagonisti.

Noi non cerchiamo lo stracult alla Marco Giusti… no! I film che vi presentiamo in queste pagine sono esteticamente talmente splatter che farebbero inorridire perfino Tarantino! Non sono trash: sono semplicemente, deliziosamente e oltraggiosamente camp!

Per dirla come i futuristi:
vogliamo cantare l’amor per il pericolo (e alcuni di questi film hanno messo in serio pericolo la nostra sanità mentale, fidatevi),
l’abitudine all’energia (e ce ne è voluta davvero molta di energia per rimaner svegli fino alla fine),
la temerarietà (caratteristica che di certo non manca a chi si arrischia a visionare questi gioielli della cinematografia internazionale!!).

La casa sulla collina di paglia (1976) di James Kenelm Clarke.

Orribile filmetto sexy-horror che James Kenelm Clarke, regista inglese specializzato in film di serie Z, scrive e dirige in fretta e furia nei mesi a cavallo fra il 1975 e il 1976.
Il film nasce dalla volontà di sfruttare il clamore sollevato dal violentissimo Cane di paglia che Sam Peckinpah girò cinque anni prima e, allo stesso tempo, di cavalcare l’ondata di film erotici che andavano per la maggiore nel Regno Unito in quell’epoca.

Così a fianco di due volti familiari del cinema a basso costo (Linda Hayden e soprattutto il gayo Udo Kier), Clarke assolda la (porno) stella nascente Fiona Richmond. Per lei ordisce una raffinatissima sceneggiatura: la fanciulla passa un terzo del film ad amoreggiare con chiunque le capiti sotto tiro (che siano uomini o donne poco importa visto il carattere democraticissimo della avvenente Fiona), un terzo a cercare di uccidere chiunque le capiti sotto tiro (e anche in questo caso apprezziamo che la giovine non faccia distinzioni di genere) e per il tempo restante se ne sta nella sua stanza a masturbarsi guardando la foto del marito, morto prematuramente (dopo tanta attività anche i serial-killer ninfomani meritano un po’ di relax, diamine!).

Il film è infarcito di interminabili dialoghi che spesso sfiorano il ridicolo. Per esempio, subito dopo la prima, lunga scena di masturbazione la Richmond e Udo Kier si scambiano queste battute pregne di significato:

Lui: Everything’s all right?

Lei: Fine

Lui: You’ve been a long time

Lei (mordendo voluttuosamente un biscotto): In coming?

D’altronde solo pochi minuti prima, in occasione del loro primo incontro, i due si erano scambiati queste battute pregne di significato.

Lui: Hai un fidanzato?
Lei: Non in questo momento.
Lui: Marito?
Lei: Lo avevo.
Lui: Divorziato?
Lei: No. Ucciso
Lui: Ti piacciono le ragazze?

Dopo di che Lui infila la mano nel reggiseno di Lei, un vero gentiluomo.
D’altronde credo che anche monsignor della Casa raccomandasse di informasi delle tendenze bisessuali delle novelle vedove…

Il film non ebbe particolare successo e fu presto dimenticato, salvo poi ritornare agli onori della cronaca agli inizi degli anni ‘80 quando, in occasione della riedizione in videocassetta, la commissione di censura inglese lo inserì fra i film banditi e ne confiscò tutte le copie in circolazione.

Visto oggi il film ha perso gran parte della sua gratuita provocatorietà. Dopotutto si vedono più nudità e si sentono più assurdità in una puntata di Veline. Col vantaggio, però, che almeno in questo genere di film non imperversa Ezio Greggio… almeno per il momento…