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Storia del videoclip in un’ottica lgbt: secondo appuntamento

Venerdì 28 febbraio alle ore 19, preceduto da un aperitivo alle ore 18, avremo il secondo incontro “Videoclip e omosessualità – un profilo storico”, dove percorreremo gli ultimi 20 anni di produzione in riferimento ai temi LGBT e alla presenza di questi nelle opere. Presente sarà, ancora una volta, Roberto Cangioli, redattore di Pride per la rubrica dedicata alla musica. In attesa di incontrarlo abbiamo intervistato il nostro ospite per preparare il pubblico e chiunque voglia prendere parte alla serata. “La visibilità LGBT passa anche attraverso i videoclip – ci anticipa Roberto – e questo contribuisce quantomeno tra le nuove generazioni a rivedere i propri preconcetti sulle persone con differente identità e orientamento sessuale”. Ancora, però, di lavoro ce n’è da fare, iniziando, per ora, a parlare di un genere interessante.

Videoclip e omosessualità: dove eravamo rimasti?

Ci eravamo congedati con il video degli islandesi Sigur Rós Vi rar vel til loftárása, in cui per la prima volta veniva trattata l’omosessualità tra adolescenti. Un video molto intenso, che nel 2003fece molto clamore.

I paesi del nord Europa, inutile negarlo, sono stati tra i primi a promuovere pari diritti per le persone lgbt e a sdoganare l’idea di “diversita”.

Che cosa è cambiato esteticamente nei videoclip quando parlano di temi LGBT?

Dipende a chi facciamo riferimento. La maggior parte dei video a tematica lgbt che sono andati in onda sulle TV generaliste e in rete sono spesso scimmiottamenti kitsch in chiave gay degli altrettanti prodotti commerciali indirizzati ad un pubblico etero.

Senza per questo condannare la generazione dei 20/30 anni, basti pensare ad alcuni cantanti italiani gay che sono cresciuti al ritmo di “Vamos a bailar” e che hanno passato la loro adolescenza davanti a  MTV.

Quale prodotto ci si può attendere se non i cloni della Britney Spears di turno?

Tuttavia vi sono, soprattutto all’estero, delle produzioni in cui l’estetica gioca un ruolo importante. Gli inglesi Irrepressibles hanno addirittura saputo coniugare arte e musica.

Il loro è un ensemble teatrale con costumi e scenari che fanno riferimento ad un mondo barocco e circense, tanto da rimandare la memoria ad un dipinto caravaggesco affine ai film di Peter Greenaway, di Derek Jarman o di Federico Fellini.

Nel corso della serata vedremo sicuramente due loro video e potrete confutare di persona.

Come vengono trattati i temi LGBT nei videoclip degli ultimi 15 anni?

Anche qui occorre un distinguo: in Italia e in altri paesi in cui l’omosessualità è spesso ancora un tabu, si tende a produrre ancora video in cui si sente la necessità (non è chiaro il perché) di mettere in mostra la “trasgressione” con l’unico scopo di scandalizzare i benpensanti, oppure ci si limita a riproporre modelli di dubbio gusto. Anche in Italia vi sono delle eccezioni, che paradossalmente sono proposte da cantanti etero, come lo era stato Enrico Ruggeri (con la sua Trans), Daniele Silvestri con Gino e l’Alfetta e più recentemente gli Africa Unite con Così sia.

All’estero, a cominciare dagli Stati Uniti ma persino in Israele, negli ultimi anni c’è stato un proliferare di video a tematica lgbt in cui le differenze sono rappresentate come inclusive di un panorama più ampio e universalmente riconosciuto, una sorta di grande famiglia allargata.

La tecnologia ha definito un cambiamento strutturale, sostanziale ed estetico, nella realizzazione di qualsiasi opera videoartistica, quindi anche i video-clip: come si è realizzato questo nei videoclip che parlano di temi LGBT?

La tecnologia (e con essa intendo la rete, prima con myspace e poi con youtube, ma anche con i social network come Facebook) ha permesso a migliaia di autori di uscire allo scoperto. Da una lato certamente ha contribuito a far conoscere al grande pubblico autori che altrimenti sarebbero rimasti sconosciuti (Mika ad esempio è uno di questi casi), permettendo oltretutto di produrre video a basso costo (al giorno d’oggi basta uno smartphone), spesso però con risultati alquanto scadenti (la rete è piena di prodotti di dubbio gusto che spesso sono blasonati senza motivi apparenti). Insomma, se si vuole realizzare un buon prodotto bisogna ancora affidarsi ad un buon regista e a delle apparecchiature tecnologiche che non sono alla portata di tutti.

Possiamo già, in base ai livelli attuali raggiunti, definire quali saranno i punti di evoluzione nell’ambito?

Da un punto di vista tecnologico, sicuramente il progredire della tecnologia permetterà di poter girare video di buona qualità anche con piccoli apparecchi. Per quanto riguarda il discorso dei contenuti invece dipenderà molto dall’evolversi di una coscienza di massa in cui le differenze e le unicità delle persone siano percepite come potenziali elementi che creino opportunità di sviluppo, nonché  nuovi stimoli e punti di vista all’interno della collettività, in tutti gli ambienti: lavorativi, scolastici, politici, ecc. Questo cammino si compie anche attraverso una sempre maggiore visibilità LGBT, di modo che l’amore tra persone non necessariamente eterosessuali sia percepito come inclusivo e non esclusivo, limitante o di serie B.

Oggi temi LGBT sono alquanto presenti in diverse discipline artistiche: dal cinema alla televisione, dalla musica alla performance, spesso in forma alquanto stereotipata. Tutto questo come ha inciso nella produzione dei videoclip, ossia quale è il rapporto che si è instaurato tra videoclip e i temi LGBT?

Questa domanda si ricollega a quanto espresso nella risposta alla domanda numero 3. Se dovessimo guardare all’Italia lo stereotipo del gay ritorna purtroppo anche in video prodotti dagli stessi artisti gay che tendono ad esaltare la loro gaytudine come qualcosa di esclusivo o alternativo alla cultura dominante, non accorgendosi (?) che spesso non fanno altro che replicare modelli già triti e ritriti.

Ultimamente come ha inciso culturalmente nella società la presenza di temi LGBT nei videoclip musicali?

Non c’è dubbio che la visibilità LGBT passi anche attraverso i videoclip e che questo contribuisca quantomeno tra le nuove generazioni a rivedere i propri preconcetti sulle persone con differente identità e orientamento sessuale.

Nonostante alcuni ultimi episodi che lasciano ben sperare, il percorso è tuttora lungo e faticoso come lo era 10 anni fa e l’Italia, anche in questo caso, si dimostra fanalino di coda di altri paesi che solo pochi anni fa erano addirittura più conservatori rispetto al nostro paese, sul tema dei diritti LGBT. La speranza è che anche questi piccoli segnali possano contribuire ad un – seppur lento – cambiamento e portare la maggioranza etero ad un diverso atteggiamento nei confronti delle persone omosex.

Intervista a cura di Alessandro Rizzo