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Ufficiale e gentildonna

Da bambini, molti di noi la guardavano, senza porsi troppe domande. Lady Oscar. Una ragazza bionda che si vestiva da ufficiale e tirava di scherma. Nessuno veniva a spegnere il televisore e a “proteggerci”, perché “non ci confondessimo le idee”. Potere delle fiabe, che possono dire qualunque cosa. 

C’è stato bisogno della crescita, per cogliere non solo la fitta trama di riferimenti storico-romanzeschi, ma anche il fascino nient’affatto ingenuo del bel “cavalier donzella”. Ci si riesce meglio ancora, se si legge la versione cartacea, da cui la serie a cartoni animati fu tratta.

Lady Oscar nacque dalla matita di Riyoko Ikeda (n. 1947, a Osaka). Da giovane, Riyoko fu costretta agli studi filosofici dalla famiglia, mentre invece sognava la musica e il bel canto. Per pagarsi una formazione in quest’ultimo campo, si diede al manga. La sua cultura eclettica le permise di ideare una serie ispirata alla biografia della regina Maria Antonietta. La propose alla casa editrice Shueisha, che pubblicava Weekly Margaret, un settimanale con ampio pubblico femminile. La casa editrice accettò, ma solo a patto che l’ideatrice inserisse nella vicenda elementi che la movimentassero e la rendessero più appetibile commercialmente. Nacque così Oscar-François de Jarjayes, la poi celeberrima Lady Oscar. Inizialmente “spalla” di Maria Antonietta, la bionda spadaccina divenne la vera stella della serie. Per questo, la serie Berusaiyu No-Bara – La Rose de Versailles (1972 – 1973) è nota sotto il suo nome.

L’idea del personaggio sarebbe una combinazione di vari spunti: stando al sito dedicato La Rosa di Versailles

alcune donne della corte francese avrebbero sfoggiato, per divertimento, atteggiamenti mascolini; la Rivoluzione francese vide effettivamente un’attiva partecipazione femminile; infine, Riyoko Ikeda avrebbe avuto l’esempio della Takarazuka Revue, una compagnia teatrale interamente composta da donne e dedita a inscenare soggetti occidentalizzanti. Fatto sta che una delle rappresentazioni più famose della Takarazuka Revue è proprio quella di una versione musical di Berusaiyu No-Bara (1974).

Il motivo per cui Lady Oscar trova posto in questa rubrica è il modo in cui Riyoko Ikeda sa giocare con l’ambiguità del femminile. Oscar non è né lesbica (celebre il suo amore per Axel von Fersen prima e per André Grandier dopo), né ftm. Tecnicamente, potrebbe essere considerata crossdresser o passing woman. Quel che è certo è che Oscar supera con grazia le barriere fra “ruolo maschile” e “ruolo femminile”, rimanendo appassionatamente donna mentre si muove in un mondo riservato agli uomini. Affascina come dama, come cavaliere, come efebo. E, se lei non sembra avere desideri saffici, non si può dire lo stesso delle innumerevoli signore di Versailles che vagheggiano “il comandante de Jarjayes”, pur sapendo chi si celi dietro l’uniforme. Arriva perfino a essere plausibile l’outing lanciato da Jeanne Valois de la Motte durante il processo per “lo scandalo della collana”: Lady Oscar e Maria Antonietta sono una splendida coppia in ogni caso. Se ne accorge anche l’innocentissima Rosalie, innamorata dell’uomo che Oscar non potrà mai essere.

L’erotismo saffico diventa un tema esplicito, invece, nelle cosiddette Storie Parallele o Storie Gotiche aggiunte alla serie. La contessa dal vestito nero, versione romanzata dell’ungherese Erzsébet Báthory (1560 – 1614), vagheggia le bellezze delle fanciulle – e il fatto che nasconda fini malvagi non toglie nulla alla sua malia.

Se volete, però, veder attuate le potenzialità insite nel personaggio di Lady Oscar, è consigliabile un’altra creazione di Riyoko Ikeda: l’incompiuta serie Claudine…! (1978)

Per un’edizione italiana integrale di Lady Oscar, vedasi quella della Granata Press, Bologna 1993, nella collana “Manga Hero”. Disponibile su MangaEdenQui, invece, si può leggere Claudine…!

Testo a cura di Erica Gazzoldi Favalli