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Vudù, poliamore, e temi LGBT: apre la stagione cultura del Milk

Sabato 26 settembre alle ore 17 presso la sede Guado di Via Soperga 36, Milano, il Circolo Culturale TBGL, Harvey Milk, inaugurerà la stagione culturale 2015/2016 con un incontro che si inserisce nel tema, più volte affrontato, del rapporto tra spiritualità e temi lgbt: “Il vudù e i temi lgbt”.

A essere presente una relatrice che ci ha già introdotti all’incontro dedicato alla storia della Massoneria e ai temi lgbt, Massoneria Rainbow, Denise Farinato, saggista per Il Simposio, esperta di esoterismo, e che ci condurrà nel dibattito affrontando gli aspetti focali e fondanti tale pratica religiosa.
Saranno presenti anche esponenti poliamoristi, con cui affronteremo un utile e proficuo confronto sul tema.


Attendiamo di intervistare Denise e di comprendere un punto di vista, quello storico, sociale e filosofico che realmente caratterizza il vudù, abbattendo quei muri di pregiudizio e quei luoghi comuni che non sussistono, e cercando di definire la relazione che tale pratica filosofica religiosa ha con le persone lgbt, siano esse praticanti, siano esse partecipanti, e con i temi annessi alle questioni riguardanti omosessuali, bisessuali, transgender e identità di genere.

In attesa, anche, di sentire l’intervento di Denise, completo e utile a introdurci nella filosofia religiosa del vudù e nei suoi rapporti con i temi lgbt, sembra opportuno dare alcune anticipazioni, per inquadrare l’argomento principale, su tale pratica.

Il Vudù è una delle religioni monistiche più antiche del mondo, se si considera la sua concezione moderna, sorta e affermatasi in America Latina e nell’Africa Occidentale tra il 1600 e il 1700. Il significato del termine riprende quello dell’africano vodu, ossia spirito, divinità o “segno del profondo”.
L’importanza del Vudù come pratica fu cultralmente accertata ai tempi della schiavitù nera nell’America Latina, quando tale filosofia religiosa diventò il collante di una tradizione che univa saldamente una comunità, soggiogata e sottomessa, disgregata e devastata al proprio interno dai padroni colonialisti.

Oggi il Vudù è una pratica religiosa, che nulla ha a che vedere con la magia nera, ne è ben estranea e aliena, nonostante i luoghi comuni pessimi esistenti, riconosciuta come ufficiale in Benin, dove ha le sue radici più profonde, l’80% della popolazione la pratica, e storiche, se si fa riferimento a quella visione ancestrale che vede elementi provenienti dall’animismo, prima ancora dal Cristianesimo, con cui, in seguito, si confrontò e ibridò in molte sue parti. Il vudù è riconosciuto, infine, come culto altamente praticato ad Haiti, dove trova forte radicamento il Cattolicesimo.
La religione del vudù vede forti caratteri sincretici ed esoterici: costituita da una teologia complessa e ricca, il cosmo è visto panteisticamente come un unicum universale, diversificato dal “velo di Maia”, elemento proveniente dalla religione induista, e ogni parte vivente di tale cosmo vede la sua origine da un Dio, entità ancestrale, ineffabile ed eterna, definito attraverso i secoli sotto vari nomi e, infine, chiamato con lo stesso titolo proveniente dalla cultura cristiana.

Il vudù è decisamente monistico in quanto ogni cosa è manifestazione di Dio, nella propria pluralità riunita in un’unica anima: ci sono santi e angeli che costellano, come nel Cristianesimo, il culto in qualità di spiriti della natura e del cosmo attraverso i quali Dio si invera, si manifesta. Il vudù predispone una visione del molteplice in cui si differenzia il reale cosmico come mezzo attraverso cui riuscire a entrare in contatto con Dio.

Denise, la nostra relatrice, approfondirà molti aspetti di tale pratica religiosa e affronterà il tema nella sua complessità e nella sua interezza: attendiamo, con piacere e curiosità, di sentirne l’intervento all’incontro di sabato 26 settembre.

Articolo a cura di Alessandro Rizzo